12.10.2007

Some Waves...


Se ne stava seduto in riva al mare, mentre un freddo maestrale gelava quei piccoli centimetri di pelle lasciati scoperti dai tanti strappi di quei vecchi jeans.
Seduto a pensare al suo non domani, uguale a ieri, identico a oggi. Non è tutto qui, continuava a ripetersi…mentre le onde ripetevano il loro cammino, ognuna frangendosi in un punto diverso del mare. Era una di quelle giornate post temporale dove il cielo è talmente terzo da sembrare surreale. Si poteva scorgere anche la Corsica.
Cosa ci facesse lui lì da solo? Non lo so, ma forse è il richiamo del mare o forse è il non sentirsi a casa in qualunque altro posto.
Era un sabato pomeriggio di merda, di quelli che vorresti svegliarti di nuovo e ricominciare da capo. O di quelli che forse sarebbe meglio addormentarsi per sempre.
Troppi vecchi fantasmi e un eco nel cervello a ricordare vecchia merda nascosta soltanto da una sottile membrana che separa il conscio dall’inconscio.
Nessuno a cui spaccare la faccia pensava, per chilometri e chilometri soltanto sabbia modellata dal vento, allora perché non camminare in quell’immacolato e perfetto disegno della natura per sporcarlo un po’? Con il solo scopo di rovinare qualcosa di bello.
Come tutto ciò che facciamo al nostro corpo, esempio di macchina perfetta. Droghe, fumo alcol, non curanza, soltanto per arrivare all’auto distruzione.
Lui non pesava a tutto questo adesso, aveva soltanto bisogno del più forte degli analgesici. Era del tutto secondario l’effetto di depressione respiratoria indotto dall’uso di sostanze oppiacee, bastava ricordarsi di respirare almeno una decina di volte al minuto per non smettere per sempre. In realtà non pensava neanche tanto al flash tipico di quando ti “fai” direttamente in vena. Quello che era importante era soltanto il mondo ovattato, la pace dei sensi, quella sensazione di serenità che non riusciva proprio a trovare nelle sue comuni giornate. Le cose che cercava non erano molte: scomparsa di angosce; annullamento del dolore fisico; sensazione acuta di euforia; benessere diffuso in tutto il corpo; calore.
Il problema era che voleva assolutamente provarle tutte assieme e per riuscire in questo la strada a senso unico che lo avrebbe portato in paradiso aveva il nome unico di Eroina.
Ripensava alle prime volte, in cui il prezzo da pagare era una nausea da paura che puntualmente si esauriva in una gettata di vomito apocalittico, e mentre ripensava sorrideva. Come ognuno di noi sorride pensando alla paura provata durante l’esame di terza media…
Una meticolosa sequenza di operazioni che parte dallo scartare la bianca tailandese dal nylon che la avvolge, scaldarla in un cucchiaino insieme a qualche goccia di limone, iniettarla in vena e il resto sono solo 5 fottutissimi e lunghissimi minuti di attesa.
Un giorno è rimasto lì, chissà dove prigioniero della sua ricerca dell’assoluto, in quell’effimera felicità tanto desiderata.
Qualcuno dice che un fiore di loto non viene toccato dal fango in cui cresce, ma non sempre è così, alcune volte si scappa dal fango per ritrovarsi ancora nel fango, ma senza più forze per cambiare di nuovo. Nel mare c’è un’immensa massa d’acqua che avanza costante trascinata dalla corrente predominante, qualche volta da essa si alza un’onda, ribelle e improvvisa, cattiva e determinata a cambiare un pezzo circoscritto di mondo. Alcune onde riescono, anche se soltanto in minima parte, altre imponenti e selvagge, si frangono prima ancora di arrivare alla riva....